Sabato 29 Giu 2013

Mafie ed Economia

Castel Capuano Saloncino dei Busti

via Concezio Muzy

Rassegna stampa
Introducono

Antonio Buonajuto, Vittorio Martusciello, Lucio d'Alessandro, Marco Salvatore, Giuseppina Casella, Alessandro Pepe

Intervengono

Federico Cafiero De Raho, Franco Roberti, Roberto Saviano

Conclusioni

Annamaria Cancellieri

Comunicati stampa

Lo “svuota carceri” contro l’Università del crimine

Su proposta del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, il Consiglio dei Ministri ha approvato qualche giorno fa un decreto legge che è stato subito ribattezzato come «svuota carceri». Il brutto nome, tuttavia, non può non piacere a chi da anni si occupa delle condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane, condizioni disumane per le quali più volte il nostro Paese è stato condannato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Il ministro ha spiegato che il decreto intende procedere con una doppia linea di intervento avendo come obiettivo, da un lato, quello di favorire l’uscita dal carcere dei detenuti non pericolosi che abbiano già scontato parte della loro pena e, dall’altro, di ridurre gli ingressi nelle carceri aumentando le possibilità di accedere a pene alternative alla detenzione. Questi obiettivi possono raggiungersi estendendo gli spazi di applicabilità di alcune misure alternative già previste dal nostro ordinamento per determinate categorie di soggetti come i recidivi per piccoli reati. Per le donne madri e per i soggetti affetti da gravi patologie sarà possibile, con il decreto del Governo, accedere alla detenzione domiciliare nei casi in cui debba essere espiata una pena non superiore a quattro anni. Insomma un intervento che tende nel complesso a porre un argine al problema del sovraffollamento penitenziario che affligge da sempre il nostro Paese e che tutti i Governi di ogni colore politico hanno affrontato sotto la spinta dell’urgenza di dover ridurre una popolazione carceraria che ha sempre superato e che anche oggi supera di gran lunga le possibilità ricettive degli istituti penitenziari. Il nuovo provvedimento dovrebbe portare a ridurre la popolazione carceraria di circa diecimila unità entro il 2016 e va nella direzione, certamente condivisibile, di superare il carcere come forma di pena in tutti i casi in cui non siano stati commessi reati gravi e non vi sia una pericolosità sociale del condannato. Appare chiaro infatti a tutti gli studiosi ed anche ai pratici dell’argomento che la destinazione al sistema carcerario di pressoché tutte le risorse che il Ministero di Grazia e Giustizia investe per la “riabilitazione” dei condannati senza lasciare praticamente spazio alcuno all’organizzazione delle misure alternative, rappresenta un rafforzamento di quella cosiddetta Università del crimine che il carcere obiettivamente è. Una Università nella quale quanti vi entrano, magari per piccoli reati e per trascorrervi ingiustificabili “attese di giudizio”, finiscono col “fare carriera”, fino ad arrivare alle grandi organizzazioni della mafia scalandone, a suon di crimini, e magari di colpi di pistola, le relative gerarchie.

Da tempo Marco Pannella, con i suoi ripetuti scioperi della fame e della sete, ha cercato di riportare l’attenzione dell’opinione pubblica sul problema delle condizioni disumane dei detenuti nelle carceri italiane e della mostruosità di un sistema penitenziario che non rispetta in nessun modo il dettato costituzionale e non è mai riuscito a provvedere con successo al reinserimento sociale degli ex detenuti. Ma non solo di questo si tratta. Si tratta anche, investendo sulle figure e sulle misure alternative (educatori, lavoro, messa alla prova…) di difendere la società, con un più di speranza che faccia circolare un ben diverso ethos di ciò che è possibile attendersi dallo Stato e dalla Comunità civile, in alternativa, per quanto possibile, alle sbarre e alle manette che danno l’inevitabile immagine e la cupa colonna sonora del mondo carcerario. Certo è incredibile che la situazione sia oggi addirittura peggiore di quella seguita all’indulto del 2006 e ci sia la necessità di pensare a un nuovo provvedimento di amnistia verso il quale si è dichiarata disponibile lo stesso ministro Cancellieri e che sicuramente è visto con simpatia da tutti coloro che hanno a cuore le sorti dei detenuti. Perché le cose cambino sul serio forse è ora di diventare ‘radicali cattolici’. Un radicale cattolico è un italiano che ha sempre ammirato pontefici come Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, che ha visto entrare tra le mura del carcere per portare una parola di speranza e, al tempo stesso, ha sempre guardato con simpatia, e spesso condiviso, le battaglie per dare a questo Paese una giustizia che funzioni e che assicuri condizioni più umane per i detenuti.

Se il Ministro Cancellieri, oggi a Napoli per parlare con Roberto Saviano di legislazione antimafia nell’ambito del Sabato delle Idee, parlerà anche del suo decreto “svuota carceri”, non sarà fuori tema perché diversamente da quanto molti pensano, le mafie si combattono anche fornendo umana speranza, terreno sul quale, al contrario di quello della violenza, la mafie non hanno davvero nulla da offrire.

Lucio d’Alessandro

Apri

Articolo Pubblicato su “Il Mattino” del 29 Giugno 2013 – Apri

Il Mattino mette insieme gli interventi di Saviano e di Lucio d’Alessandro sul tema delle carceri.

Il carcere è l’Università del crimine
Al Sabato delle Idee Roberto Saviano rilancia l’idea di Lucio d’Alessandro di investire di più sulle misure alternative alle pene

Un coro unanime sulla grande sfida della valorizzazione dei Beni Confiscati

0074

Il Ministro Cancellieri presenta i dati del nuovo tribunale di Aversa

“Ciascuno cresce solo se sognato”. Roberto Saviano ha chiuso con la speranza della poesia di Danilo Dolci il suo atteso ed applauditissimo intervento al “Sabato delle Idee” dedicato al tema “Mafie ed Economia”. Oltre cinquecento persone nello storico palazzo del Castel Capuano di Napoli hanno assistito alla tavola rotonda aperta dagli interventi di Antonio Bonajuto, presidente della Corte di Appello di Napoli, Vittorio Martusciello, Procuratore generale presso la Corte di Appello di Napoli,Lucio d’Alessandro, Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa, Marco Salvatore, professore ordinario di Diagnostica per Immagini all’Università “Federico II” di Napoli, Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania e dei consiglieri del CSM Giuseppina Casella e Alessandro Pepe.

La discussione, coordinata dal giornalista Antonio Corbo, ha preso il via con le relazioni del Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho e del Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, Franco Roberti. Un assist per Saviano gli interventi dei due magistrati simbolo del contrasto alla criminalità organizzata nei territori più difficili del Mezzogiorno. Un assist per lo scrittore napoletano la minuziosa ricostruzione del sistema economico criminale, dall’asse con le banche alle pastoie degli appalti pubblici e privati, dal sistema delle estorsioni al grande business del riciclaggio. Ed è partito proprio dai “numeri” dell’economia mafiosa Roberto Saviano, per raccontare “un nemico tanto ricco e tanto forte che necessita perciò di un surplus di attenzione da parte del governo Letta e del Ministro Cancellieri”.

Sul decreto “svuota carceri” Saviano fa invece sponda con il Guardasigilli. “Sono d’accordo con il provvedimento del Ministro Cancellieri – ha spiegato – perché non si tratta di un decreto “svuota carceri” ma “salva carceri”. Mi rendo conto che c’è un Paese disperato che si chiede come sia possibile, con l’assenza di lavoro e una situazione economica difficilissima, che venga concessa questa grande attenzione a chi ha sbagliato e deve giustamente espiare una pena. E questo è un pensiero in buona fede, ma occorre sapere che il sistema carcere ridotto nello stato in cui si trova in Italia è una vera e propria accademia di formazione per le organizzazioni criminali“.

Un pensiero che aveva già anticipato sulle colonne del quotidiano “Il Mattino” (vai all’articolo) e rilanciato nel suo intervento d’apertura il Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa, Lucio d’Alessandro. “La destinazione al sistema carcerario di pressoché tutte le risorse che il Ministero della Giustizia investe per la “riabilitazione” dei condannati – ha spiegato d’Alessandro –senza lasciare praticamente spazio alcuno all’organizzazione delle misure alternative, rappresenta un rafforzamento di quella cosiddetta Università del crimine che il carcere obiettivamente rappresenta nelle attuali condizioni. Una Università nella quale quanti vi entrano, magari per piccoli reati e per trascorrervi ingiustificabili “attese di giudizio”, finiscono col “fare carriera”, fino ad arrivare alle grandi organizzazioni della mafia scalandone, a suon di crimini, e magari di colpi di pistola, le relative gerarchie”.

“Le mafie si combattono anche fornendo umana speranza – ha concluso d’Alessandro – ed è per questo che occorre investire molto di più sulle figure e sulle misure alternative alla pena”.

Un auspicio raccolto anche dal Ministro Cancellieri che ha incentrato il suo intervento sulla riforma della geografia giudiziaria, che verrà attuata tra poco più di due mesi, nelle province di Napoli e Caserta. “Un intervento – ha rivendicato il Ministro – che non è, come altrove, di semplice razionalizzazione delle risorse esistenti e di migliore distribuzione sul territorio, ma è un intervento di netto rafforzamento delle forze in campo“. Il riferimento è alla creazione del Tribunale di Napoli Nord, che unifica, nella nuova sede di Aversa, i territori di ben 5 sezioni distaccate a rilevante impatto.

Con questo intervento – ha spiegato il Guardasigilli – innanzitutto si crea un terzo tribunale nell’area Napoli – Caserta, oltre ai due già esistenti (Napoli e Santa Maria Capua Vetere) e ciò renderà più efficiente e razionale il sistema con un cospicuo alleggerimento dei carici degli uffici preesistenti (notoriamente sovraccaricati), ma quel che più conta è che con il nuovo Tribunale si aumenta considerevolmente la dotazione organica dei magistrati che opereranno su questo territorio. Il dato che si ricava dalle nuove piante organiche già approvate ci dice che il numero complessivo dei magistrati addetti ai tre tribunali ed alle corrispondenti procure è di ben 63 unità in più, pari a circa l’11% rispetto all’attuale dotazione. Un aumento che rafforza notevolmente non soltanto la capacità di risposta dello Stato alla criminalità organizzata ma anche la generale efficienza del sistema giudiziario, sia nel settore civile che in quello penale”.

E anche il Ministro Cancellieri, sollecitata sul tema anche dagli interventi in sala di Alessandra Clemente, Assessore alle Politiche giovanili del Comune di Napoli, Don Tonino Palmese, vice presidente della Fondazione Polis e referente regionale di Libera e di Natale Argirò, direttore dell’Osservatorio sulla Legalità della Provincia di Caserta, ha raccolto quella che è stato il comune denominatore di quasi tutti gli interventi (da Marco Salvatore ai Procuratori Roberti e De Raho): la necessità di un’azione più efficace per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie.

“Questo è un terreno – ha evidenziato Marco Salvatore, ideatore del Sabato delle Idee – su cui si è fatto molto quanto ai provvedimenti di confisca e di sequestro ma ancora poco sotto il profilo della successiva destinazione ed è invece proprio questo un settore in cui potrebbero svilupparsi le buone idee di tanti giovani attualmente senza lavoro“.

Video